8 ORE DI CIBO E DIGIUNO INTERMITTENTE

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Acquisto Amazon consigliato   https://amzn.to/4afbdEV Mangiare per otto ore al giorno e poi digiuno intermittente praticato per più giorni alla settimana può diventare uno stile di vita che aiuta a stare meglio e a perdere peso. Dalla lunga ricerca eseguita ho capito che molti scienziati, dietologi e nutrizionisti sposano questa tesi.  Il digiuno intermittente è una definizione che comprende vari piani alimentari che alternano un periodo di digiuno ed un altro di alimentazione in un periodo ben definito. È al vaglio della ricerca scientifica per valutare se possa produrre una riduzione del peso corporeo paragonabile alla restrizione calorica a lungo termine. Una ricerca del 2018 sul digiuno intermittente in persone obese ha mostrato che ridurre l'introito calorico da uno a sei giorni a settimana, per almeno 12 settimane, è efficace nel ridurre il peso corporeo, in media di 7 chilogrammi. I risultati non erano diversi da una semplice restrizione calorica e gli studi clinici erano st

DIFFERENZE TRA OTTIMISMO E PESSIMISMO

i vantaggi dell'ottimismo


L'ottimismo e il pessimismo  sono atteggiamenti diversi si manifestano nel modo di sentire, pensare e di vivere le cose, contraddistinti dalla positività o negatività o quantomeno dal suo prevalere dell’una sull’altra, in merito al modo di comportarsi e di essere. Gli ottimisti tendono sempre dunque a guardare il lato positivo delle cose e ad assumere la buona fede nelle persone, i pessimisti a guardare quello negativo. Il famoso bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. L'ottimista realista non si batte per dimostrare che sia più vero l'aspetto positivo di quello negativo, poiché sono oggettivamente veri entrambi, tuttavia avrà l’atteggiamento positivo di cercare di riempirlo perché è già fiducioso che metà del lavoro è compiuto.

Lavoro salute ed amore, sono i tre campi più interessanti sui quali si basano la nostra felicità, poi ce ne sono anche altri, ma direi che questi sono i più importanti. L’atteggiamento con il quale vengono affrontate le problematiche e le tematiche di questi fattori, può essere essenzialmente di due tipi, l’ottimismo e il pessimismo.
L'ottimismo e il pessimismo sono i due atteggiamenti più rilevanti ed opposti con cui possiamo porci di fronte a qualsiasi situazione. C’è chi si pone in un modo e chi nell’altro. Forse entrambi gli atteggiamenti, così su due piedi, possono peccare di superficialità d'analisi e possono essere devianti nelle conclusioni. L'ottimista si aggrappa positivamente ad ogni elemento utile e si lancia a capofitto, come un kamikaze, in qualsiasi impresa, prendendo spesso delusioni e sconfitte, mentre il secondo si asterrà da qualsiasi scelta e non si lancerà in nessuna impresa, perdendo in questo modo ogni occasione che gli si presenterà davanti. Una parte di questo atteggiamento, di questo modo di essere incide anche sulla personalità, perché l’ottimista è di solito socialmente gradevole, confortante, positiva, mentre il pessimista è scostante, brontolone, deludente e poco piacevole. L’argomento non è facile affrontare, è viene valutato con pensieri diversi, tant’è che se ne sono occupati in molti, con approfonditi studi ed esami e ne sono usciti con pareri opposti.
Lo statunitense Martin Seligman, fondatore della psicologia positiva e del concetto di ottimismo come imprescindibile spinta al successo, ha in qualche modo puntato il dito verso chi pensa sempre negativo, perché secondo lui l'ottimismo non è un dono genetico, ma un'attitudine formata dalla vita e dall’esperienza, che si può apprendere e stimare. Secondo lo psicologo è una scelta, un modo di vivere ed essere ottimisti sarebbe la condizione giusta e necessaria per raggiungere il benessere ed il successo.
La neuro scienziata Tali Sharot dell'University College of London e relatrice al Ted 2012 con il talk Optimism Bias, si mostra meno favorevole, mantenendo un certo pregiudizio nei confronti dell’ottimismo. Secondo lei si cono persone affette da una forma di ottimismo quasi patologica, una condizione psicologica che può generare solo danno. Secondo la neuro scienziata, pensare sempre positivo, può essere controproducente e peggiorare la performance. A testimonianza di questa tesi è stato condotto un esame su dei candidati al colloquio per l’assunzione. Sono stati esaminati i più positivi e quelli più negativi. Dopo due anni è stato scoperto che quelli che erano gli ottimisti con una montagna di aspettative positive, avevano ottenuto i risultati peggiori con meno colloqui, meno proposte, avendo poi trovato un lavoro meno retribuito, rispetto a quelli che erano i pessimisti.
Dopo questo, non è più tanto scontato affermare che l’ottimista tutto sommato vive meglio è più intraprendente e più simpatico, può avere più successo. Quindi chissà da che parte stare! Forse, come in tutte le cose è più giusto stare nel mezzo? Fare quindi, un’attenta analisi e trovare con saggezza un giusto equilibrio e competenza nelle scelte, non è tanto sbagliato. C’è un legame vero tra ottimismo e passività perché se sono già sicuro che andrà tutto bene, se ho già illuso la mia mente, immaginando solo risultati positivi e tutto il piacere e la soddisfazione che ne consegue, perché dovrei darmi da fare? Tutto andrà bene. In fondo, pur su versanti opposti, l’ ottimista e il pessimista finiscono per assomigliarsi. Nessuno dei due ha spinte e motivazione a fare. Il primo perché crede che comunque andrà tutto bene, il secondo perché è convinto che comunque andrà tutto male. Vediamo come pare vivano entrambi nei campi argomentati:
LAVORO. Gli ottimisti lavorano meglio. Una ricerca di Seligman ha indagato su un gruppo di agenti assicurativi osservando che avevano maggior successo chi a fronte di un rifiuto, attribuiva l'esito negativo non a un fallimento, ma ricercando una modifica dell’approccio. D'altro canto, essere pessimisti in alcuni lavori è un requisito necessario. E’ il caso di alcuni medici, che nel determinare la natura di una malattia vanno per esclusione, partendo spesso dalla diagnosi più infelice.
SALUTE. Gli ottimisti vivono di più e chi pensa positivo si ammala di meno. Uno studio ha esaminato il livello di ottimismo e pessimismo di circa 70mila donne e ha controllato il loro stato di salute a distanza di anni: le ottimiste sono state le più longeve. Un altro studio condotto dall'Università di Norimberga, sostiene però che l'ottimismo può spingere all'imprudenza facendo assumere comportamenti a rischio con il risultato di avere un'aspettativa di vita più bassa.
AMORE. Gli ottimisti vanno meglio avendo più fiducia ma non è tutto rose e fiori. Uno studio eseguito su coppie appena sposate, ha constatato che alcuni pensatori positivi, quando lo sono in modo cosi estremo perdono di vista la realtà, diventando nocivi per la coppia, perché evitano di vedere e quindi di risolvere i problemi. Tutti i neo sposi intervistati dichiara di non prendere assolutamente in considerazione l’idea di un successivo divorzio, perché sono eccessivamente ottimisti, ma i dati statistici dicono il contrario, se guardiamo ai numeri delle separazioni.
Ancora una volta, dopo questi esempi mi viene in mente che è meglio trovare una via di mezzo ed essere più realisti. Tenere i piedi per terra, e la testa sulle spalle, sapendo valutare meglio le situazioni e le persone. E’ meglio non lanciarsi in situazioni azzardate spinti da ventate di infondate speranze, così come non essere prevenuti e ostili verso qualsiasi decisione. Valutare al meglio. Ogni tanto un lancio d’istinto, una scivolata verso l’uno o l’altro atteggiamento ci può stare, tutti possono sbagliare, ma l’atteggiamento migliore è probabilmente quello di cercare la via di mezzo, facendo le corrette valutazioni. Capisco che guardare tutto e fare uno sforzo di realismo e giudizio è più faticoso, ma non per questo si può sempre optare per le situazioni di  più rilassanti di ottimismo o pessimismo. Mantenendo la testa sulle spalle, può accadere di imbattersi in imprese di cui abbiamo ben valutato pregi e difetti, e quindi di cui siamo consapevoli dei rischi effettivi o del prezzo che dovremo pagare. E' solo la sorpresa  e l'errore di valutazione, o la rinuncia preventiva, che provocano insoddisfazione e frustrazione. Se valutiamo bene una situazione e ne conosciamo a priori la possibilità di successo, non ci saranno tristi sorprese in caso di fallimento. Bisogna diffidare un po’ degli ottimisti, perché ci possono condurre fino giù nel baratro, se seguiti ad occhi chiusi e dobbiamo allo stesso tempo evitare i pessimisti, perché con loro staremo sempre fermi e statici senza provare nulla.
Quello che sta nel mezzo che ha una visione delle cose più reale è invece chi è capace di sfidare il destino, ma lo fa solo dopo essersi assicurato che almeno una parte dei rischi è sotto controllo. In conclusione dovendo scegliere non è facile decidere se schierarsi dalla parte dei pessimisti oppure degli ottimisti. 

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